sabato 4 aprile 2009

La Gazzetta del Mezzogiorno fa il punto sul programma di rigenerazione


Da: “La Gazzetta del Mezzogiorno”, sabato 4 aprile 2009 – “La Gazzetta di Capitanata”, pag. IX
Borghi settecenteschi cambieranno così
L’assessore Salatto: «Ci ispira il modello parigino dei passages. Riqualificazione attraverso la nascita di negozi e laboratori d’arte»


Quando il Consiglio comunale di Foggia tornerà a riunirsi per affrontare i programmi di rigenerazione urbana, si troverà sul tavolo una prima ipotesi pilota che riguarda i Quartieri settecenteschi. Michele Salatto, assessore comunale all’urbanistica è riuscito a completare il principale impegno che aveva assunto con se stesso quando, giusto due anni fa, accettò di entrare in Giunta: portare avanti un’ipotesi realizzabile per trasformare un’area di degrado sociale e fisico nel cuore di una nuova idea di abitare e vivere il centro urbano.
LA MISSION -Ha affidato ad Arturo Cucciolla, testa d’uovo del Politecnico di Bari che è riuscito nell’impresa storica di riqualificare Bari Vecchia, la patria di Antonio Cassano, uno studio di fattibilità completo sui cosiddetti quartieri settecenteschi foggiani. E Cucciolla ha accettato l’incarico spinto dalla passione e dal coinvolgimento professionale con i segni principali della storia degli insediamenti abitativi foggiani: dalle antiche vie dei tratturi all’architettura fascista di Segezia.
INPUT -Salatto gli ha dato indirizzi precisi solo su tre aspetti: salvaguardare e riqualificare il più possibile quello che c’è, creare le opportunità per una nuova vitalità nel centro foggiano, mantenere inalterate le volumetrie. Lo studio di fattibilità sui nuovi quartieri settecenteschi è allegato come proposta pilota nel documento programmatico per la rigenerazione urbana che il consiglio comunale sarà chiamato ad adottare, nell’ambito dei “Programmi integrati di rigenerazione urbana” previsti dalla Legge regionale 29 luglio 2008 n. 21.
L’ANALISI -Come tutti gli studi di fattibilità, l’analisi illustra problemi e opportunità dell’intervento. I problemi sono conosciuti da anni: riguardano essenzialmente la necessità di rilocalizzare le residenze attuali. Nei questionari distribuiti l’anno scorso capillarmente, con la collaborazione del Gruppo di azione e animazione sociale, la metà dei residenti si è detta disposta a trasferirsi anche in altre zone della città. Ma un’altra metà è legata a quei luoghi, che vorrebbe tuttavia abitabili e vivibili. Inevitabile far leva sulle opportunità per risolvere i problemi: non esiste un portafogli pubblico tanto cospicuo da reggere una trasformazione urbana così imponente. «Le opportunità –spiega Michele Salatto- stanno, secondo me, tutte nella possibilità di riportare in quell’area piccoli negozi e artigiani che, oggi, sono alle prese con la sfida epocale di reinventarsi una relazione amichevole, familiare e attrattiva per i residenti e non».
L’ASSESSORE -Di qui l’idea di far diventare i quartieri settecenteschi una metafora del cambiamento del centro urbano di Foggia, agendo «dietro le quinte», come le definì l’ex arcivescovo di Foggia, Domenico D’Ambrosio, rimesse a nuovo col programma comunitario Urban. «Quei quartieri possono diventare il cuore pulsante di attività commerciali e artigianali –ribadisce l’assessore-architetto-, possiamo sostenere le categorie produttive storiche della città nella competizione di qualità con i giganti dei cosiddetti “non luoghi” urbani, che sono i centri commerciali. Il modello che propongo sono i “passages” parigini, dove si collochino negozi, artigiani e laboratori d’arte».
I successivi passaggi sono tutti da costruire assieme alla città. L’assessore ha già alle spalle un percorso poco strombazzato con la propaganda, ma che ha preferito entrare nelle case dei residenti. Lo ha fatto con i ragazzi del Gaas, con un blog, con una serie di incontri pubblici organizzati nella seconda Circoscrizione “Cattedrale”: «Volevo partire dai residenti che, finora, erano sempre stati tenuti a margine di ogni proposta di riqualificazione», spiega Michele Salatto.
CONCERTAZIONE -«Ma adesso è necessario coinvolgere le categorie produttive e sarà molto importante che, assieme agli imprenditori edili, alla strategia di intervento cooperino Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, CNA: la vita dei quartieri non è fatta solo di case».
L’assessore chiarisce anche perché, questo intervento, sia un paradigma di una filosofia nuova da far sbarcare a Foggia: «Quando, due settimane fa, ho criticato le ipotesi del Governo nazionale legate al cosiddetto Piano casa, mi riferivo al fatto che non bisogna, per rispondere alla crisi, perdere di vista che le città hanno anzitutto bisogno di ritrovare nuovi equilibri tra residenza e servizi: lo abbiamo stabilito noi europei nella «Strategia di Lisbona», che accompagna le scelte dei governi pubblici di ogni livello».Perciò esiste un filo rosso che lega alcune delle scelte principali che Foggia sta elaborando: «Il progetto di treno-tram –conclude l’assessore all’Urbanistica- si integra con la rigenerazione del centro cittadino, la variante organica per le aree produttive fa ordine su quello che serve avere vicino casa, quello che si deve insediare in aree tecnologicamente e ecologicamente attrezzate e quello che si deve collocare nelle grandi aree di sviluppo industriale».
Dal piano strategico “Capitanata 2020” al Piano urbanistico generale, un capo del filo sta in mano all’amministrazione comunale. L’altro serve a tessere la trama degli interessi sociali ed economici della città. Dallo studio di fattibilità si passerà a un concorso internazionale di progettazione sui nuovi quartieri settecenteschi. Quindi a stabilire i rapporti tra pubblico, privato economico e residenti, prima di far partire le procedure di evidenza pubblica per l’apertura del più grande cantiere affacciato sulla nuova Foggia.

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